Il Blog di Roy
Riflessioni sulle dinamiche clienti/gigolò
Riflettevo su questo (non ho proprio un caxxo da fare): se una donna inizia a frequentare dei gigolò... poi difficilmente smettere. A meno che non abbia avuto un'esperienza davvero terrificante. Se si è trovata non benissimo probabilmente non vorrà darsi per vinta, e dopo un periodo congruo a digerire l'esperienza così così, siccome le resta la curiosità penserà "magari con un altro va meglio, questo non mi convinceva totalmente, non mi prendeva così tanto..." avendo rilevato qualcosa di stonato nell'incontro, ma essendo stata l'esperienza in qualche modo eccitante, adrenalinica (chi non è li col batticuore e la gola secca appena prima di conoscere un bell'uomo misterioso e sapendo - aspettandosi - un certo finale tra le lenzuola? Al di la dell'eccitazione in se per la situazione in generale - uscire con uno sconosciuto a cena e... poi non si sa...). La donna vorrà riprovare cambiando soggetto nella speranza di trovarne uno più "affine".
Se invece è stata bene... O bene bene bene tenderà a chiamare lo stesso (cavallo che vince non si cambia) e a fidelizzarsi (sempre se lui glielo permette) costruendo una specie di strano rapporto gigolo/cliente che non rientra in nessuno deille classiche forme di rapporto conosciute (parentali, di amicizia, di coppia ecc), e nemmeno si limita ad un freddo rapporto commerciale tipo supermarket - mi dia un etto di taleggio e due di gorgongola, si grazie, buongiorno - visto che la natura di ciò che si vende/acquista è un po' più... particolare.
È una cosa strana, che in realtà esiste solo nella mente della cliente, non sicuramente in quella del gigolò (per lui è lavoro, è già tanto se presta abbastanza attenzione alla cliente da non confondere il nome con un'altra...figuriamoci se ricorda i particolari...ma se messo alla prova, ha le sue tecniche per salvarsi in corner - anche questo fa parte della professionalità).
Per questo le donne restano ammaliare, e come mosche nella tela del ragno, continueranno a coltivare il recondito desiderio di rivederlo, sebbene il destino si mostri avverso e mille dubbi e insicurezze di varia natura tendano a remare contro la corrente del loro istinto che, facendosi portavoce di qualcosa di più profondo, vuole trascinarle in quella direzione.
L'inconscio spesso va contro ogni logica e ogni buonsenso, ma dentro di noi c'è qualcosa, come una specie di bussola, che ci guida verso la felicità e la realizzazione del nostro sé, di ciò che siamo davvero.
Noi siamo tante cose: per sentirci completi dobbiamo esplorarle tutte. Questa bussola interiore se ne frega della morale, di quello che pensa la gente, di quello che pensiamo noi. Lei sa quello di cui abbiamo bisogno adesso, sa cosa ci serve per raggiungere il nostro benessere e il nostro equilibrio, anche se a volte ci trascina per vicoli oscuri a occhi bendati, anche se ci sembra paradossale e assurdo che magari, anche un gigolò possa essere parte del disegno.
Però abbiamo paura e non ci fidiamo del nostro istinto. Siamo in bilico tra istinto e tutto il pacchetto contrapposto di dubbi, paure, insicurezze, e così via. Per alcune mettiamoci anche i sensi di colpa con annessi e connessi.
Io credo che le cose stiano così. Stando qui con voi e uscendo con dei gigolò mi sono fatta questa visione. Forse è sbagliata. Forse non è condivisibile, e tutti mi diranno che sono un'idiota. Che non ho capito niente, che mi sono infatuata...e via dicendo. Sono cose che mi sono sentita dire tante volte in questi anni...accompagnate da altro.
A volte qualcuno mi dice anche che sono intelligente. Forse l'intelligenza è come la felicità, che va e viene, a ondate. Forse dipende dalla situazione: in certe situazioni risulto intelligente, in altre stupida.
Ma una cosa è certa: sono sempre io.
Manu
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